Rione Fortezza

Uno spigolo di fortificazione fasciato da svariate caditoie ed un somaro d’oro che ha avuto la dignità della postura rampante del cavallo si dividono in parti uguali lo stemma sannitico del Rione. Sono questi simboli calzanti per capire tanti aspetti di questa porzione di paese disposta a cappello del nostro centro abitato. La fortezza, come amiamo chiamarla noi del posto, costruita dagli spagnoli nel loro periodo auro, svetta sui fabbricati marcandone indelebilmente il paesaggio; dopo le ripetute incursioni aeree di oltre sessanta anni fa è rimasto il solo monumento a dare lustro alla storia locale ed a trasformarsi in simbolo di identificazione e di appartenenza alla nostra comunità. Pur avendo da tempo peso le prerogative guerresche, è ancora attivamente al servizio della gente come centro di aggregazione culturale. Tra i vicoli in discesa ricoperti di pietra, il somaro non era un animale qualsiasi, ma un instancabile amico e collaboratore da trattare con rispetto. Ogni anno in estate gli veniva tributato l’onore di un Palio e tanti suoi atteggiamenti sono stati trasformati dalla saggezza popolare in coloriti modi di dire che poi venivano calati, pari, pari, nei comportamenti umani. Benché il quadrupede sia ormai irrimediabilmente scomparso dai nostri orizzonti, rimane il limpido emblema della cultura povera ed eroica di un tempo, fatta di uomini tenaci che con le rude mani, hanno fatto di macchie giardini. Era allora un godimento dell’occhio e per il cuore vedere come umili sassi incastrati a “mestiere” creavano artistici terrazzamenti dal cui ventre, come per magia, spuntavano rigogliosi l’”ansonaco” ed il “procanico”, l’olivo “morello” ed il “correggiolo”, il fico “brugiotto” ed il “napretano”, il “prunello”, il “meluccio” e nelle zone alla “poventa” l’odoroso limone e l’arancio. Con il tempo un po’ tutti si riciclarono verso settori più remunerativi abbandonando la vita agra del contadino di “scoglio”. Però qui alla Fortezza nessuno ha voluto dimenticare il passato rimanendo in qualche modo legato ai valori del mondo di prima e così hanno mantenuto almeno un “fazzoletto di terra” da “ricettare” a fine settimana o dopo pensione, mettendo con orgoglio in tavola il vino e l’olio dell’anno, durante i riti pagani della “zaccandrella”. Ancora oggi tra questi tortuosi vicoli si respira un grande senso di unità e di appartenenza che dall’amicizia di tutti i giorni, quando ce n’è bisogno, si tramuta in aiuto reciproco e spontanea solidarietà. Nel Palio Marinaro dell’Argentario, che tutti i santostefanesi amano e vivono con tanto fervore ed intensità per tutto l’arco dell’anno, la corsa di mezz’agosto è qui vissuta con grande partecipazione che non va però oltre un acceso tifo espresso con comportamenti e giudizi equilibrati, sia nella gioia delle vittorie conseguite, sia nelle amare delusioni delle sconfitte. La grande bandiera che dall’alto dell’antico maniero spagnolo domina la baia mostra orgogliosa al vento i decisi colori rionali, che sono rosso, giallo e verde.

Cosmo Milano tratto dal libro "VOGA!"


Image
Chiudi menù Apri menù Top
Loading