I profumi del mare invadono le banchine dei porti di Porto Santo Stefano e Porto Ercole quando, la mattina e la sera, le imbarcazioni della "piccola pesca" e le "paranze" scaricano il frutto del duro lavoro di giornata.
La tradizione della pesca il promontorio l’ha avuta sin da epoche remote, basta ricordare che Strabone, geografo greco del I sec. a. C. descrivendo l’Argentario menziona l’odierno Porto Santo Stefano un osservatorio per la pesca dei tonni, cioè Portus incitaria o Portus ad cetaria. La pesca ha inoltre dato un importante contributo al progressivo popolamento dell’Argentario, favorendo l’immigrazione di numerose famiglie provenienti soprattutto dalla campania ma anche dalla liguria e parte della toscana costiera. Oggi la toponomastica è ricca di cognomi di famiglie di pescatori che un tempo scelsero l’Argentario come insediamento.
Dalle banchine dei porti, la maggior parte del fresco pescato viene portato negli importanti mercati locali all’asta, dove i compratori si assicurano un prodotto eccellente, che la mattina seguente sarà in bella mostra sui banchi dei mercati e nelle cucine di tanti ristoranti sia locali che di tutta Italia. Tecnologie sempre più avanzate permettono di esportare questo pescato in tutto il mondo, mentre i più moderni sistemi di tracciabilità ci consentono addirittura di risalire al nome dell’imbarcazione che ha pescato quelle determinate specie.
Le offerte dei tanti ristoranti argentarini e dei punti vendita del pesce, vanno nella direzione di diffondere la conoscenza e incoraggiare il consumo del pesce della tradizione, oggi chiamato pesce povero, ma per la sua bontà, per noi che lo conosciamo, arricchisce le tavole dei ristoranti locali e quelle imbandite del mangiare quotidiano.
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