MICHELANGELO MERISI detto il Caravaggio nacque a Milano il 29 settembre 1571. Caravaggio divenne un pittore di chiara fama. Dipinse molte opere per nobili ed ecclesiastici dell’epoca e condusse una vita piuttosto dissoluta e sregolata. Nel 1606 uccise a Roma Ranuccio Tomassoni in una rissa per uno screzio durante una partita di pallacorda e a causa di ciò fu condannato a morte. Saputo della condanna si dette alla fuga. Così da Roma si recò a Napoli e nel 1607 si rifugiò nell’isola di Malta. Ma il suo carattere irruento e litigioso lo portò ad avere nell’isola un diverbio con un cavaliere e per questo fu incarcerato. Ma la prigionia non durò molto perché evase e, non si sa come, raggiunse la Sicilia. Dopo aver peregrinato a Siracusa, Messina e Palermo ritornò a Napoli. Nella città partenopea si mise sotto la protezione della marchesa Costanza Colonna la cui famiglia era molto potente. Nel 1610 lasciò la città di Napoli su una feluca e si diresse a Palo Laziale per ritornare a Roma dove aveva ottenuto nel frattempo la grazia. A Palo Laziale il comandante della guarnigione lo mise in carcere perche probabilmente non sapeva che il pittore aveva ricevuto la grazia.
Durante la prigionia la feluca si era diretta verso l'Argentario. Dopo pochi giorni Michelangelo fu liberato dalla carcerazione e raggiunse la feluca a Porto Ercole, località appartenente ai Reali Presidi di Toscana sotto la giurisdizione della Spagna, per riprendere quello che aveva lasciato sulla imbarcazione. Non si sa se giunse a piedi o su una imbarcazione nel porto dell'Argentario. Caravaggio non trovò la feluca che nel frattempo se ne era andata. Al Caravaggio premeva riprendere in particolare tre quadri, il San Giovannino, San Giovanni e la Maddalena perché i quadri erano il suo lasciapassare in quanto li doveva consegnare al cardinale Scipione Borghese. Caravaggio pochi giorni dopo essere giunto Porto Ercole morì il 18 luglio 1610. La causa della morte non è mai stata accertata, sono state fatte diverse ipotesi ma nessuna certezza sulla sua reale fine. Il suo biografo Giovanni Pietro Bellori così riportò: "Agitato miseramente da affanno e da cordoglio, scorrendo il lido al più caldo del sole estivo, giunto a Porto Ercole si abbandonò, e sorpreso da febbre maligna morì in pochi giorni".

Danilo Terramoccia

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