L’Argentario con l’abbassamento del livello del mare, da isola divenne promontorio, permettendo agli uomini del Neolitico di colonizzare le grotte carsiche de Gli Stretti e di Cala dei Santi. Fu terra etrusca, punto di incontro e di scambi commerciali delle antiche comunità del mare (Fenici in primis); pervenne poi per “eredità” storica alla città di Roma. Quest’ultima continuò ad incrementare i traffici e nel contempo, colpita dalla bellezza dei luoghi, vi edificò almeno tre grandi ville ad otium, munite di cetarie. Fu Insula Matidiae al tempo di Traiano e forse Argentarius già dal tempo dei Domizi Enobarbi, banchieri dell’Urbe, argentarii, quindi: da qui, probabilmente, il nome definitivo. Nel Medioevo, appartenne all’Abbazia delle Tre Fontane di Roma per poi essere da questa infeudata agli Aldobrandeschi e agli Orsini.
Subito dopo il promontorio fu acquisito dal libero comune di Siena e successivamente, con gli “strascichi” delle guerre franco – ispaniche, fu assegnato nel 1557 ai Reali Presidi di Spagna. È questo ultimo periodo il più interessante della storia dell’Argentario, poiché vi furono profusi ingenti investimenti per edificare poderose e splendide fortificazioni nei luoghi di maggior interesse e un giro di torri da guardia o d’avviso, strutture che rappresentano il fiore all’occhiello del posto. Passò in seguito sotto il dominio dell’Austria e del Regno delle Due Sicilie e, all’inizio dell’Ottocento, alla Francia napoleonica. Con il Congresso di Vienna (1815) fu assegnato al Granducato lorenese di Toscana. Nel 1860, ad autonomia amministrativa acquisita (motu proprio di Leopoldo II), votò a stragrande maggioranza l’annessione al Regno della nascente Italia.

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