Sul Monte Argentario si trovano numerose fortificazioni risalenti al tempo delle dominazioni senese e spagnola del secolo XVII. Un patrimonio storico-paesaggistico di straordinario valore che merita di essere salvaguardato e valorizzato. Si tratta di una ventina tra torri e fortezze costruite a guardia delle coste dell’Argentario contro le incursioni dei pirati Barbareschi.
Un così cospicuo numero di manufatti militari si spiega con l’importanza strategica dell’Argentario che si affacciava sul Tirreno a metà strada delle rotte commerciali tra il nord e il sud della penisola italiana, al confine con lo Stato della Chiesa e il Granducato di Toscana.
Alla progettazione e alla realizzazione di queste fortificazioni contribuirono famosi architetti e ingegneri militari, soprattutto italiani, mentre le ingenti somme in ducati impiegate per la loro costruzione furono a carico della Corona spagnola.
Dal punto di vista architettonico esse rispecchiano i canoni innovativi tardo-rinascimentali imposti dal repentino sviluppo delle artiglierie, con l’introduzione di una disposizione difensiva per linee oblique e la mimetizzazione con l’ambiente naturale. Alle mura castellane alte e sottili, coronate di merli, si sostituirono spesse e basse mura dotate di bastioni, rafforzate con terrapieni e protette da un fossato a secco dotato di opere esterne di controscarpa.
Le nuove forme delle fortezze, in prevalenza a forma romboidale o stellare, furono determinate dalle tecniche difensive dell’epoca, basate sul tiro basso e radente, sul tiro incrociato e sui tiri di fiancheggiamento che imposero la creazione di postazioni laterali, di rivellini e orecchioni rientranti. È il caso delle tre imponenti fortezze di Porto Ercole: Forte Filippo, La Rocca e il bellissimo Forte Stella.
Le torri che coronano la sommità delle cale dell'Argentario presentano quasi tutte la stessa tipologia: sono a pianta quadrata, circolare o esagonale e hanno misure piuttosto modeste tanto che in altezza non superano i 15 metri.

Il basamento scarpato, che poggia su un grosso zoccolo in muratura tendente a livellare le asperità del terreno, è delimitato da un cordolo sporgente dal quale parte il corpo perpendicolare fino a formare il parapetto del terrazzo di copertura dove è situata una piccola polveriera.
L'accesso, protetto da una cortina di basse mura, era posto sopra il cordolo e quasi sempre sul lato opposto al mare. Era servito da una scala esterna in muratura, dotata in alto di ponte levatoio. Le guarnigioni delle torri erano piuttosto esigue per cui gli spazi interni erano limitati a due o tre piani con solai in legno comunicanti tramite una scala anch’essa in legno. Nel basamento scarpato trovano spazio la cisterna per l’acqua e il luogo comodo con il pozzo nero.
Adiacenti alle torri troviamo spesso piccole dépendance che servivano da stalla e da forno, alcune avevano anche una cappellina per le funzioni religiose mentre il terreno circostante veniva disboscato per non dare al nemico la possibilità di ripararsi.
Le torri costiere erano atte soprattutto all’avvistamento e alla segnalazione, solo quelle più vicine al livello del mare avevano anche funzioni difensive ed erano dotate di pezzi d’artiglieria.
Erano collegate tra loro da una strada litoranea, detta la Scorreria, dalla quale si dipartiva un sentiero all’altezza di ciascun manufatto. Quasi tutte erano in comunicazione visiva tra loro e le segnalazioni venivano fatte tramite fumate di giorno e fuochi di notte, ricorrendo ad un colpo di cannone solo in caso di necessità.
Le fortificazioni dell’Argentario sono rimaste in attività fino alla seconda metà del secolo XIX quando un’apposta commissione le dichiarò obsolete e la difesa del promontorio fu affidata al poderoso forte del Pozzarello.

Gualtiero Della Monaca
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